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Exit Interview: perché farne una best practice?

Exit Interview: perché farne una best practice?



Da che mondo è mondo, il Dipartimento HR è universalmente conosciuto per i colloqui di selezione.
Lo stesso Place & People ha dedicato all’argomento fiumi di parole: “Colloquio perfetto? i trucchi migliori li abbiamo solo noi”, o ancora: “Colloqui di lavoro: perché non puoi evitarli?” (SPOILER: perché devi pur mangiare!).

Speriamo di non sconvolgervi nel dirvi che non esistono solo i colloqui in ingresso… Ma anche quelli in uscita!

Cos’è l’Exit Interview?

Il colloquio di uscita, o “Exit Interview”, è un colloquio formale tra HR e dipendente dimissionario: costituisce una grande opportunità per l’Azienda, perché si può ottenere un confronto trasparente e costruttivo. In linea generale, una Exit Interview serve per:

  • Ottenere un feedback sull’esperienza vissuta dal dipendente
  • Individuare problematiche e ricevere spunti per migliorare dinamiche aziendali e/o del team
  • Chiarire eventuali questioni in sospeso

Un’Azienda che organizza una Exit Interview comunica di essere particolarmente attenta alle necessità dei dipendenti, oltre che aperta al feedback e al miglioramento continuo.

Perché l’Exit Interview dovrebbe diventare un must have anche nella tua Azienda?

I colloqui di uscita costituiscono un grande vantaggio per l’Azienda… Ma a cosa sono utili davvero?

  • Capire il motivo che ha portato il lavoratore a scegliere altre opportunità: puoi fare domande più approfondite, in un contesto simil formale, per comprendere se l’Azienda ha commesso (anche involontariamente) qualche leggerezza: le informazioni ti saranno utili per comprendere cosa migliorare in futuro.
  • Affrontare i conflitti: può succedere che il dipendente non abbia il coraggio di affrontare una difficoltà di petto, oppure, anziché manifestare un disagio vissuto in Azienda, preferisca cercare direttamente un altro lavoro. L’Exit Interview costituisce uno spazio riservato e sicuro nel quale il dipendente può condividere le sue esperienze o condividere problematiche, anche gravi.
  • Aumentare l’engagement: un’organizzazione di successo, in grado di trattenere i talenti, passa anche per la cura delle Persone e della struttura organizzativa. Ogni dettaglio concorre a far sentire i dipendenti più coinvolti, contribuendo in questo modo a ridurre il tasso di turn over e i costi da sostenere.

Come condurre una Exit Interview di successo?

Saper improvvisare nella vita è importante… ma, per carità, non fatelo con i colloqui di uscita!

È importante lasciare un margine di flessibilità rispetto al flusso degli eventi, tuttavia si consiglia sempre di impostare un modello che faccia da linea guida.

Di seguito qualche consiglio utile per condurre al meglio un’Exit Interview:

  • Preparati

    Puoi scegliere di sottoporre al dipendente un questionario che poi verrà argomentato in fase di colloquio; in alternativa, puoi preparare un canovaccio di domande che ti faranno da linea guida! Qualsiasi strada tu scelga, è importante che le domande seguano un filo logico e non siano lasciate al caso.

  • Non dare nulla per scontato

    È possibile che il dipendente sia restio ad affrontare un colloquio di uscita, non comprendendone la necessità: sta a te spiegarne il valore, affinché il dipendente consideri il colloquio un’opportunità (da ambo i lati) e non una scocciatura. Al contrario, non cadere nell’errore di criticare o attaccare il dipendente per errori passati o per la scelta di lasciare l’Azienda.

  • Take it easy

    Se capisci che il colloquio sta prendendo una piega polemica, fai un bel respiro: non prendere le critiche sul personale ed evita di “difendere” o “giustificare” l’Azienda, perché non ce n’è alcun bisogno. Invece, riporta il dipendente su una strada costruttiva, anziché distruttiva, facendogli capire che non è la sede giusta per uno sfogo libero.

  • Cattura il momento

    Perché sia davvero efficace, un colloquio di uscita dovrebbe essere fatto a ridosso dell’ultimo giorno di lavoro, oppure successivamente. In quest’ultimo caso, valutate se sia opportuno organizzarlo online.

  • Take you time… Ma non troppo!

    20-30 minuti è il tempo corretto da concedere a una Exit Interview perché non diventi una seduta dallo psicoterapeuta. In conclusione dell’incontro, ricorda di ringraziare il dipendente per il tempo che ti ha dedicato.

Ecco alcune delle domande che faremmo noi per una Exit Interview:

  1. Cosa ti ha spinto a scegliere questa Azienda?
  2. Cosa ti porta oggi a scegliere un’altra Azienda o a cogliere un’altra opportunità?
  3. Ci sono elementi che avrebbero potuto incidere sulla tua scelta di lasciare l’azienda, modificandola?
  4. Le tue responsabilità e i task a te assegnati ti sono sempre stati chiari?
  5. Hai ricevuto regolarmente feedback dal tuo Manager?
  6. Il programma di formazione e sviluppo proposto dall’Azienda è adeguato?
  7. Come valuti il clima in Azienda e nel tuo Team?
  8. Secondo il tuo punto di vista, i range retributivi e i benefit sono adeguati?
  9. Hai suggerimenti per migliorare l’ambiente di lavoro o la cultura aziendale?
  10. Hai altre osservazioni o commenti che desideri condividere sulla tua esperienza di lavoro?

Marta Massimi

Talent Acquisition Manager

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