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L’intelligenza emotiva uno strumento imprescindibile in ambito lavorativo

L’intelligenza emotiva uno strumento imprescindibile in ambito lavorativo


L’intelligenza emotiva uno strumento imprescindibile in ambito lavorativo

Le emozioni e lo stress

In situazioni normali, o meglio in assenza di stress, siamo più o meno in grado di svolgere tutte le nostre attività in maniera funzionale ed efficace. La capacità di fare le giuste scelte in base al contesto e al momento, e soprattutto la capacità di gestire le nostre emozioni, ci permettono di raggiungere un buon risultato e una buona performance.

Nel lavoro per esempio, in una situazione di stress, specie se acuto o reiterato, la probabilità che le nostre performances possano essere compromesse o fallire è molto più alta, così come la probabilità di condurre una trattativa a buon fine e chiudere un affare o raggiungere un obiettivo lavorativo si abbassa. Questo accade perché siamo sotto pressione e il nostro cervello non è più in grado di avere il controllo e il coinvolgimento nell’attività che sta svolgendo.

In poche parole non siamo più in grado di rispondere adeguatamente alle richieste che ci vengono dall’ambiente esterno. Ricordiamoci che le emozioni sono un fenomeno psico-fisico che ha componenti corporee e cognitive e ci permette di valutare e dare senso al mondo, ma allo stesso tempo anche di reagire ad esso; attraverso quindi l’elaborazione e la giusta lettura di esse si può costruire la giusta azione/risposta adattiva.

Perché è utile l’intelligenza emotiva a lavoro?

Questo aspetto, già fortemente debilitante nella nostra vita privata, lo diventa ancor di più in ambito lavorativo, dove la performance, il raggiungimento degli obiettivi nei tempi stabiliti diventa un elemento fondamentale e indispensabile. In particolare la gestione delle emozioni negative può diventare uno scoglio insormontabile se non riusciamo a trovare delle strategie adeguate che ci permettano di non perdere il controllo. 

Questo è uno dei maggiori rischi che purtroppo oggi molto lavoratori corrono giornalmente nell’ambito del loro contesto lavorativo, a causa di un fenomeno molto diffuso e in crescente aumento che va sotto il nome di disagio lavorativo. Le forti pressioni, come detto poc’anzi, portano ad un’incapacità di gestire al meglio le emozioni; paura, rabbia, frustrazione possono prendere il sopravvento e inficiare la capacità decisionale, la lucidità e minare le relazioni con colleghi o superiori.

In questo contesto un’ottima risorsa che ogni lavoratore, ma anche ogni azienda può mettere in campo a livello organizzativo è quella dell’intelligenza emotiva, di cui tanto si sente parlare in questo momento. Con essa intendiamo la capacità di comprendere e gestire le proprie ed altrui emozioni, principalmente attraverso la consapevolezza di sé, la capacità di autoregolazione, la motivazione, l’empatia e le abilità sociali. 

Spencer Rascoff, per esempio, amministratore delegato del sito e dell’app immobiliare Zillow, ha parlato di specchio di carriera, intendendo con questo che qualcuno può conoscerti e capirti dall’esterno più di quanto possa farlo tu stesso, portandoti a fare scelte e cambiamenti importanti. Nel suo caso è stata proprio la moglie il suo specchio di carriera, convincendolo che la strada che stava percorrendo non era quella che lui realmente voleva.

Fondamentalmente a causa della neuroplasticità, il cervello si modella e ci permette di dare risposte funzionali e adattive in base alle esperienze che facciamo. 

Intelligenza emotiva a lavoro: tutti i benefici

Essere autoconsapevole emotivamente per esempio, può aiutarci a pianificare il tempo in maniera costruttiva, in modo da gestire il lavoro in anticipo rispetto alle scadenze e quindi non entrare in ansia per paura di non riuscire a rispettare le consegne. Allo stesso modo l’autoconsapevolezza in caso di sovraccarico di lavoro ci permette di saper dosare le energie in base alle proprie possibilità, discernendo tra ciò che è prioritario e ciò che non lo è.

È importante imparare dalla propria esperienza per non commettere sempre gli stessi errori. Prova ad esaminare per esempio l’ultima volta in cui ti sei arrabbiato cercando di capire cosa ti ha fatto arrabbiare, quali atteggiamenti altrui ti hanno indispettito. Cerca poi di ricordare cosa stavi pensando e cosa stavi provando prima di arrabbiarti in modo da acquisire maggiore consapevolezza di te stesso. 

La capacità di autogestione e quindi di controllare i propri impulsi è un altro elemento fondamentale che permette di non farsi sopraffare dalla rabbia, con il rischio di incrinare o rendere difficile il rapporto con colleghi o superiori, o farci incorrere in sanzioni, rimproveri o litigi sfiancanti. 

Saper controllare la paura in una situazione di rischio o di forte pressione è fondamentale perché permette di non imbatterci in un blocco cognitivo o comportamentale che potrebbe portarci alla fuga o all’immobilismo rispetto ad una difficoltà piuttosto che ad affrontarla. 

Avere la capacità di riconoscere le nostre sensazioni fisiche è una componente fondamentale di consapevolezza. Immaginiamo di fare una vera e propria scansione del nostro corpo dall’alto verso il basso, controllando ogni parte di esso per capire come sta. In questo modo, possiamo imparare a riconoscere quelle sensazioni negative su cui dobbiamo agire, e farlo per esempio attraverso la mindfulness, la respirazione e le tecniche di rilassamento.

L’empatia è un altro elemento importantissimo che ci porta a reindirizzare i nostri impulsi in maniera funzionale e accogliente nei confronti degli altri, riuscendo a creare un clima di consenso nei nostri confronti e quindi di supporto, aiuto e comprensione nei momenti di difficoltà. Riuscire attraverso la capacità empatica, a riconoscere i sentimenti e le emozioni altrui nelle singole situazioni e nei singoli momenti, permette di gestire al meglio le relazioni e l’individuazione delle modalità e dei momenti migliori per interagire con essi in maniera funzionale e assertiva. A questo proposito Keith Oatley, autore nel 2016 di una ricerca sull’analisi degli effetti psicologici dei romanzi, scopre che leggere romanzi o vedere film può aiutarci, attraverso l’immedesimazione dei protagonisti, a capire meglio le azioni e il punto di vista altrui.

L’empatia permette inoltre, nel caso di un imprenditore, la capacità di riconoscere e investire sui migliori talenti, far evolvere le altre persone aumentando la produttività e avere la sensibilità di riconoscere le differenze culturali. Saper interpretare il linguaggio del corpo, il significato di una pausa o di un silenzio può risultare essenziale nel raggiungere un obiettivo, chiudere un affare o gestire al meglio un momento di conflitto. Inoltre spesso tendiamo a commettere quello che gli psicologi definiscono errore fondamentale di attribuzione, secondo il quale siamo maggiormente propensi a credere che una persona è scortese per tratto caratteriale e non perché magari sta avendo una giornata storta.

Attraverso l’intelligenza emotiva è possibile riuscire in una discussione o riunione di lavoro saper cogliere il punto di vista anche di chi non la pensa come noi o ha idee diverse, riuscendo a carpire per esempio idee interessanti e utili e portarle abilmente a favore della propria causa. 

Se imparassimo tutti ad utilizzare al meglio questa capacità, in parte insita e in parte appresa e sviluppata attraverso l’esperienza e l’apprendimento sicuramente saremmo in grado di sia di gestire al meglio lo stress determinato dalle difficoltà lavorative sia aumentare il livello di produttività individuale e aziendale.


Federico Fontana

Federico Fontana, Psicologo e consulente organizzativo, si occupa di formazione, sostegno psicologico, orientamento specialistico e risorse umane. Da più di 15 anni è esperto in problematiche e disagio in ambito lavorativo quali: mobbing, straining, burnout e stress da lavoro correlato. Dal 2010 al 2015 è stato perito tecnico di parte e psicologo responsabile e del servizio sul disagio psicosociale presso la CGIL Roma nord/Civitavecchia/Viterbo. Utilizza tecniche di rilassamento psicosomatico e gestione dello stress. È autore delle seguenti pubblicazioni: – “Buon lavoro collega. Il mobbing come violenza pianificata” – Agenzia Il Segnalibro 2008. – “Catastroficamente. Psicologia nell’emergenza” – Agenzia Il Segnalibro 2009. – “Quando il lavoro fa male dal disagio lavorativo alla riqualificazione professionale – Edizioni Tabula Fati 2017. – “La Ragazza del treno” – Edizioni Tabula Fati 2012 (romanzo) presentato al salone del libro di Torino maggio 2012.


Federico Fontana

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