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Le aziende gambero contro il progresso

Le aziende gambero contro il progresso


Le “aziende gambero” contro il progresso

Quando la determinazione è Donna

“Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale delle società”.

Rita Levi Montalcini 

A scrivere queste parole è stata Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina e prima donna ad entrare a fare parte della Pontificia accademia delle scienze.

Quando penso alla determinazione mi vengono in mente lei e molte altre donne.

Vi chiederete: gli uomini non sono altrettanto determinati?

Certamente, soltanto che le donne lo devono essere sempre un po’ di più per ottenere quello che vogliono soprattutto nel mondo del lavoro.

L’intento di questo articolo non è la lotta per rivendicare i diritti delle donne o un breve trattato femminista, ma nasce con il chiaro ed esplicito intento di mettere nero su bianco il panorama attuale. Approfondire, in particolar modo, il rapporto tra impresa/azienda ed il genere femminile, quest’ultimo valore aggiunto per la prima. 

L’International Business Report

Partiamo con l’analisi dell’ultimo International Business Report (IBR) – Women in Business 2020 di Grant Thornton International. L’indagine ha coinvolto 10.000 leader aziendali provenienti da 32 Paesi. Riporto alcuni dati importanti:

  • nel 2020 il 29% delle posizioni che in azienda sono di comando, vengono ricoperte dalle donne, stessa percentuale evidenziata nel 2019;
  • le donne CEO sono aumentate nel 2020 al 20% anziché il 15% del 2019. In Italia questa percentuale è del 23%;
  • in Italia le donne che ricoprono ruoli di comando sono il 28% e diminuiscono le aziende che non hanno presenza femminile.

Riporto testualmente altri dati importanti ripresi da 24 Ore News, relativi invece all’anno 2019:

  • il 29% delle posizioni dirigenziali all’interno delle società del mercato medio a livello globale sono ricoperte da donne;
  • l’ 87% delle imprese ha almeno una donna nel senior management;
  • il 78% delle imprese del mercato medio sta lavorando attivamente al proprio equilibrio di genere.

I dati e le percentuali possono essere utili per toccare con mano la realtà e, da quanto emerge dall’indagine, ci sono stati significativi miglioramenti rispetto all’anno precedente. Il tallone di Achille italiano era proprio lo scarso inserimento lavorativo delle donne, relegate all’ambiente familiare dove erano tradizionalmente dedite alla cura dei figli.

Le società e le aziende gambero

Ora, in questa nuova realtà sociale post Covid, possiamo esultare per ciò che emerge?
No!

Stiamo facendo un po’ come i gamberi, tanti passi in avanti quanto quelli che vengono fatti indietro!

Vi riporto un altro dato, altrettanto fondamentale quanto quelli precedenti: Le donne dei Paesi Ocse svolgono ogni giorno 2/3 ore di lavoro gratis.

Secondo una ricerca realizzata da economisti delle università di Cambridge, Oxford e Zurigo tra il 9 e il 14 aprile emerge che:

  • sia le donne che hanno un impiego sia quelle disoccupate, hanno dedicato in media sei ore al giorno per la cura dei figli, a fronte dei padri che ne hanno svolte quattro;
  • il Covid ha aumentato questo divario nelle famiglie ad alto reddito;
  • il The Guardian sottolinea una diminuzione del numero di articoli accademici scritti da donne rispetto agli uomini.

In Italia come è la situazione in rapporto, ad esempio, allo smart working? Parlando di smart working si dà quasi per scontato che la conciliazione vita-lavoro sia un problema delle mamme.

Solo delle mamme e non dei papà.

Del resto, questa considerazione è figlia di un dato: il 27% delle donne lascia il lavoro dopo la nascita del primo figlio. Come a dire che la cura dei figli è solo delle mamme?.

Se i dati presentati all’inizio sembravano essere incoraggianti dato lo scenario relativo all’anno 2019, una recente pubblicazione del Consiglio d’Europa evidenzia che l’Italia ha violato i diritti delle donne perché ha fatto insufficienti progressi misurabili nel promuovere uguali opportunità per quanto concerne una pari retribuzione.

Ora capite perché quando personifico il concetto di Determinazione penso alla Donna? Perché viviamo in una Società Gambero con molte Aziende Gambero!

Ogni conquista delle donne a livello lavorativo/sociale deve essere una lotta ed in più non giova neanche alle aziende e alla comunità in senso più ampio.

Ora, se siete CEO di un’azienda e state leggendo questo articolo, vi spiego perché dovreste assumere una donna, permetterle di crescere all’interno dell’azienda e perché dovreste facilitarne la conciliazione lavoro-vita privata, il work life balance.

La leadership trasformazionale

Le donne rappresentano il classico modello di leadership trasformazionale caratterizzata da:

  • orientamento alla relazione;
  • approccio evolutivo basato sulla comunicazione;
  • condivisione del potere decisionale adottando un sistema paritario;
  • spirito di gruppo per motivare e ispirare;
  • un modello di azione frutto di ispirazione senza ricorrere al potere;
  • adozione di un sistema creativo ed innovativo;
  • ascolto dei propri collaboratori e assegnazione dei ruoli e compiti in base ad attitudini ed aspirazioni.

Questi sono soltanto alcuni degli aspetti che caratterizzano la donna nella sfera lavorativa e sono validi motivi non soltanto per aumentare semplicemente le quote rosa in azienda ma anche per facilitarne il percorso di carriera, in quanto abili imprenditrici per i motivi di cui sopra. Le storie di successo che riguardano le donne sono tantissime.

Inserire e valorizzare le donne in azienda porta vantaggio indubbiamente a quest’ultima la quale, se non vuole esser considerata un’azienda gambero, deve essere al passo con i tempi. Ciò significa che la donna deve poter essere messa in condizione di non dover scegliere tra lavoro e vita privata. Certamente servono politiche di welfare a livello nazionale che facilitino il life-work balance ma anche l’azienda può metterci del suo.

In che modo?

Di seguito alcune possibilità:

  • favorire lo smart working quando è possibile;
  • analisi dei bisogni delle dipendenti (es. questionari);
  • possibilità di impiego part time;
  • attività di coaching e mentoring per le dipendenti;
  • istituzione di asili nido aziendali.

In conclusione, la parità di genere deve essere assolutamente una meta da raggiungere pienamente non un miraggio. E ricordiamoci che non c’è progresso senza inclusione, diversità e alterità!

E tu rappresenti o sei all’interno di un’azienda gambero?


Michela Cremona

HR Recruiter Specialist

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