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Come promuovere la gentilezza nei contesti organizzativi

Come promuovere la gentilezza nei contesti organizzativi


Come promuovere la gentilezza nei contesti organizzativi

“Sii un arcobaleno nella nuvola di qualcun altro.”
(Maya Angelou)

Il periodo storico che stiamo vivendo è particolarmente difficile. Una pandemia mondiale ha cambiato le nostre abitudini, modificato le vite di molte famiglie e fatto soffrire tantissime persone.

L’essere umano non è un’isola, è un animale sociale come direbbe Aristotele e pertanto vive di relazioni. Questa particolarità umana spinge alcune persone a tendere verso l’altro, ad aiutarlo e supportarlo soprattutto nei momenti difficili. Adesso, come anche in passato, l’azione di migliaia di volontari sta facendo la differenza. Volontari che, con gesti di gentilezza totalmente gratuiti, stanno portando “l’arcobaleno nella nuvola di qualcun altro!”.

Le soft skills del volontario: elementi di attraction per le aziende

Emergency, Croce Rossa e molte altre organizzazioni stanno dando il loro contributo fondamentale per combattere questa emergenza. Organizzazioni fatte di persone che offrono se stesse, il proprio tempo e le proprie competenze al servizio di altri con gesti di eroismo quotidiani. Sono persone dotate di caratteristiche preziose, nel gergo HR a noi tanto caro, le famose soft skills!
Sono l’altra faccia della medaglia che si contrappone alle hard skills, competenze misurabili oggettivamente come per esempio la capacità di utilizzare un determinato linguaggio software. Quelle soft, invece, “includono capacità relative ai tratti della personalità, alle attitudini, agli stili di comunicazione e a tutte quelle doti empatiche ed espressive, che difficilmente abbiamo appreso durante il nostro percorso universitario”. Attività come quella del volontariato stimolano il loro sviluppo.

In America, in particolar modo, la collettività viene incentivata a prendere parte ad attività di volontariato già da bambini. Ad oggi head hunters e recruiter fanno sempre più attenzione al fatto che il candidato abbia svolto o meno attività del genere.

Perché? Che rapporto ha il volontariato con il mondo del lavoro?
Far parte di associazioni no profit per molte aziende può fare la differenza nella scelta del candidato.
Come sostiene Paolo Citterio (Gidp) “Chi ha fatto attività senza scopo di lucro dà la sensazione di avere un passo diverso, sia a livello organizzativo che emotivo”.
Far parte di un’associazione di volontariato, anche in Italia, sembrerebbe non essere più solamente una voce da inserire in fondo al curriculum.
Quali potrebbero essere le soft skills che il volontario, in particolar modo, ha coltivato e che ad oggi vengono ricercate nel mondo del lavoro?

  • Proattività
  • Stress management
  • Creatività
  • Team management
  • Intelligenza emotiva
  • Pensiero critico
  • Pensiero laterale
  • Problem solving.

Ultima ma non per importanza, la Gentilezza.

Riflettiamo insieme su cosa sia la gentilezza

La gentilezza merita un paragrafo a parte. È una di quelle soft skills che sempre di più viene valorizzata.
Francesco Tulli, sociologo e psicologo del lavoro, ne sottolinea il potere perché “è in grado quindi di creare un rapporto fertile tra le persone, genera empatia, favorisce la relazione con l’altro, fa nascere la comprensione reciproca”. Non è sempre facile essere gentili, soprattutto in una società in cui i ritmi a volte sono insostenibili e gran parte della popolazione è stressata. È proprio per questo, d’altra parte, che ne abbiamo più bisogno. Necessitiamo di una collettività gentile per vivere meglio e costruire day by day un Mondo migliore.

Essere gentili non vuol dire essere deboli, significa aprirsi all’altro, collaborare e vivere pienamente un senso profondo di reciprocità.

Come promuovere la gentilezza nei contesti organizzativi

Si evince quanto sia importante coltivare la gentilezza, lo è in tutti i contesti organizzativi e non.
Soffermiamoci un po’ di più su un particolare contesto organizzativo, quello lavorativo.
Secondo voi lavoro e gentilezza può essere un binomio possibile? Beh, secondo me assolutamente si!

Pensiamo alle cosiddette Organizzazioni Positive. Per descrivere efficacemente cosa caratterizza queste organizzazioni riporto alcune parole di Veruska Gennari e Daniela Di Ciaccio tratte dal loro libro “La Scienza delle Organizzazioni Positive”:

“Luoghi in cui si respira entusiasmo e passione autentica per quello che si fa,
in cui si costruiscono relazioni sane, di fiducia e rispetto tra colleghi, in cui i “leader”
sanno essere un esempio oltre che di professionalità anche di umanità,
in cui il “tu cosa faresti?” è una domanda che nasce dalla voglia di conoscere
sul serio il pensiero degli altri, in cui si dice “grazie” alla fine di uno scambio di
opinioni o di una email.”

Un contesto di questo tipo, dove le persone vengono valorizzate e si ha fiducia nel loro potenziale, fa si che esse riescano a fiorire. La psicologia positiva attribuisce un compito importante al Chief Happiness Officer, il Manager della felicità, promotore del benessere delle persone coinvolte nell’organizzazione. Figura chiave non più soltanto all’interno dei contesti organizzativi americani ma anche in quelli europei, nata dalla consapevolezza dell’importanza della serenità delle risorse umane anche per l’ottimizzazione dei risultati aziendali.
Egli stesso dovrà essere un esempio da seguire, dovrà valorizzare comportamenti positivi come quelli gentili ed una comunicazione aperta e sincera all’interno del team, che andranno a contribuire alla creazione di un buon clima di lavoro diventando così anche più sostenibile.

Ciascuno deve fare la sua parte, non soltanto il manager. A volte basta anche un semplice sorriso al collega, una cortesia, un apprezzamento per il lavoro di squadra svolto…. Tutti sono responsabili nella creazione di un buon clima relazionale.
Un luogo di lavoro così pensato non solo sarà più sano ma anche più produttivo!
Iniziamo ad essere più gentili, insieme! Ognuno può essere l’arcobaleno nella nuvola di qualcun altro!


Michela Cremona

HR Recruiter Specialist

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