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Chiamiamola…Intelligenza Emotiva!

Chiamiamola…Intelligenza Emotiva!


Chiamiamola…Intelligenza Emotiva!

Conosciamo l’intelligenza emotiva

Focalizziamo la nostra analisi sul concetto di Intelligenza Emotiva, che per definizione è un aspetto dell’intelligenza legato alla capacità di riconoscere, utilizzare, comprendere e gestire in modo consapevole le proprie ed altrui emozioni.

Le emozioni sono una componente fondamentale dell’essere umano, qualcosa a cui non si può e non si deve rinunciare e che, siano esse positive o negative, fanno parte della sfera della sensibilità umana. 
Senza dubbio, al concetto di emozioni, si attribuiscono spontaneità e spesso incapacità di autocontrollo.

In effetti è difficile, se non a volte impossibile, decidere se esternare o meno un sentimento. Il linguaggio del corpo infatti non aiuta, in quanto espressioni e movimenti descrivono quasi alla perfezione lo stato d’animo dell’essere umano.

Storia dell’Intelligenza Emotiva 

Di intelligenza emotiva se ne è parlato a partire dal 1990, quando docenti Peter Salovey e John D. Mayer scrissero un articolo intitolato “Emotional Intelligence”, introducendo per la prima volta questo concetto inteso come la capacità di controllare i sentimenti ed emozioni proprie e altrui, di distinguere tra di esse e di utilizzare queste informazioni per guidare i propri pensieri e le proprie azioni.

Successivamente, nel 1995, fu lo psicologo e scrittore Daniel Goleman a diffondere il concetto e grazie al suo libro, tradotto in italiano nel 1997, dal titolo “Intelligenza emotiva: che cos’è e perché può renderci felici”, iniziò ad essere utilizzato e studiato sia in ambito psicologico, sia in ambito organizzativo/aziendale.

Applicazione nel mondo del lavoro

Dunque, qual è il motivo che ci spinge ad essere così interessati a quella che oggi gli scienziati identificano con l’acronimo IE?

La curiosità nasce anche grazie al contenuto di un articolo pubblicato dall’Ansa, dove è riportato che essa è stata inserita nella Top 10 delle competenze richieste entro il 2020 in occasione del World Economic Forum: l’intelligenza emotiva infatti è molto ricercata dai recruiter e incoraggiata dagli imprenditori. 

Un ulteriore dimostrazione è lo studio riportato dal Workplace Trend 2018 realizzato dal Gruppo Sodexo, dal quale emerge che non solo per il 34% degli head-hunter è molto importante questa qualità nelle selezioni, ma anche la predisposizione a creare un ambiente di lavoro che stimoli l’intelligenza emotiva sembra essere la moda del momento. 

Trend a parte, in questo caso la nostra area di riferimento è quella delle soft skills, il cui valore è enorme ed innegabile, come già approfondito in questo articolo, dove è stato reso noto come un’elevata percentuale di selezioni effettuate, sia risultata sbagliata, proprio per aver messo in secondo piano carattere, personalità, approccio e attitudini del candidato.

Perciò, come inquadriamo l’intelligenza emotiva nel mondo del lavoro?

L’Intelligenza Emotiva è una competenza

Si, l’intelligenza emotiva è una competenza a tutti gli effetti, un’abilità comune, spesso accantonata e che va incentivata e sviluppata.

Riuscire a prender il controllo delle proprie emozioni, può essere una spinta fondamentale nel raggiungimento dei propri obbiettivi (e del successo): infatti se per il modello di Salovey e Mayer, il controllo e la comprensione dell’emotività determinano una crescita intellettuale nell’individuo, secondo invece Goleman, l’intelligenza emotiva guida l’essere umano nell’avere una maggior consapevolezza di sé, nell’autoregolazione, e nel comprendere gli stati d’animo degli altri.

Questo processo si traduce successivamente per colui che si serve dell’intelligenza emotiva, per instaurare relazioni positive, nell’ambiente lavorativo e in famiglia, riuscendo così ad essere percepito positivamente e accrescendo in questo modo la propria autostima. 

Di conseguenza, in questo modo è possibile migliorare il proprio rendimento al lavoro, i propri rapporti con amici, conoscenti e familiari, tagliando traguardi inizialmente impensabili. Lo stato di benessere raggiunto può solo giovare, aiutando a prevenire comportamenti sbagliati, tra cui decisioni affrettate, nervosismo, ansia e anche dipendenze.

Consigli utili (soprattutto per le aziende)

Abbiamo visto che l’intelligenza emotiva gioca un ruolo fondamentale nella nostra vita: essa è una qualità che tutti possiedono, ma che non tutti quanti utilizzano nel modo giusto. 

Nei percorsi di coaching e di counseling aziendale vengono inseriti dei moduli dedicati proprio all’intelligenza emotiva, per provare a combattere impulsività e altri comportamenti che possono nuocere all’individuo e all’organizzazione. Sarebbe molto utile se le aziende, constatato il fabbisogno dei propri componenti riguardo la gestione e il controllo delle proprie emozioni, sostenessero e finanziassero delle aule o degli incontri dedicati proprio all’intelligenza emotiva.

Ricordiamo che una formazione dedicata può rientrare in piani e politiche di welfare aziendale: è vero, è necessario investire tempo e denaro, ma alla lunga, i risultati si vedranno e aiuteranno l’azienda e la sua produttività a crescere.

In questa introduzione all’intelligenza emotiva, abbiamo descritto i caratteri generali e come essa si manifesta nel mondo del lavoro, non lesinando delle tips per i nostri lettori. 

Ma siamo sicuri che tutti noi riusciamo a riconoscere ed utilizzare correttamente l’intelligenza emotiva?

Per ulteriori approfondimenti, nelle settimane seguenti andremo a trattare questo argomento secondo altri e nuovi punti di vista.


Luca Giannuzzi

HR Recruiter Specialist

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