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La candidate experience: perché è così importante?

La candidate experience: perché è così importante?



Cosa è la candidate experience?

Di cosa si tratta? È l’esperienza che un candidato vive durante l’intero iter di selezione in termini di percezioni, sensazioni e sentimenti, dal momento dell’application fino all’assunzione e, successivamente, all’on-boarding!

Quello della candidate experience è un concetto che va al di là della semplice esperienza di colloquio con cui si è soliti identificare l’iter di selezione: inizia dal momento in cui il candidato entra per la prima volta in contatto con l’azienda, magari tramite un annuncio di lavoro, il sito web aziendale o un post sui social media. Continua poi attraverso ogni punto di contatto: la presentazione della domanda, l’attesa della risposta, le interazioni con l’HR manager o il recruiter, i colloqui, la fase di offerta e il feedback, fino al momento dell’inserimento in azienda.

Candidate Experience e Brand Reputation

La Candidate Experience non può essere più considerata un aspetto secondario, accessorio. Nel mercato di lavoro odierno, sempre più competitivo e che considera il lavoro come un’esperienza e non come una condizione, ogni dettaglio può fare la differenza tra attrarre i migliori talenti o perderli a favore della concorrenza.

Una buona candidate experience che ponga al centro la Persona non solo aiuta a reclutare i migliori talenti, ma influisce anche in modo significativo sul branding, perché racconta molto della cultura aziendale che si sta per abbracciare. I candidati che vivono un iter di selezione positivo condivideranno volentieri questa esperienza con altri, portando a un aumento della visibilità dell’Azienda e a un miglioramento della sua immagine. D’altro canto, un’esperienza negativa rischia di danneggiare fortemente l’immagine di un’Azienda: basti pensare al modo in cui LinkedIn diffonde velocemente notizie e post di utenti che denunciano episodi disastrosi che sono loro accaduti.
Una strategia di successo è quella che rende i candidati, che siano alla fine assunti oppure no, dei Brand Ambassador, poiché la loro esperienza positiva rifletterà automaticamente l’Azienda.

Non dimentichiamo inoltre che i professionisti di talento, avendo più opzioni tra cui decidere, sono più selettivi: un processo di assunzione positivo aumenterà l’engagement del candidato e, in generale, la qualità delle assunzioni.

Come migliorare la Candidate Experience?

  1.   Annunci di lavoro chiari e coinvolgenti
    La lettura dell’annuncio è il primo approccio che un candidato ha con l’Azienda; per cui è importante che il testo sia chiaro, coinvolgente e rifletta accuratamente la posizione e la cultura aziendale. Non utilizzare testi standardizzati, anzi: personalizza l’annuncio inserendo anche informazioni sull’iter di selezione.
  1.   Non sottovalutare la user experience
    Non dimentichiamoci della user experience: è preferibile dare ai candidati la possibilità di candidarsi rapidamente online, tramite i social o la compilazione di un breve form su un’apposita piattaforma: teniamo in considerazione quanti click prevede il processo di application e se esso risulta facile anche da mobile.
  1.   Non abbandonarli
    Aggiorna i candidati lungo l’intero processo di selezione. Ad esempio, potresti inviare un’e-mail alla ricezione del CV per confermare la presa in carico, inviando in seguito aggiornamenti sullo stato di avanzamento. Poni particolare attenzione ai feedback negativi, che vanno articolati e contestualizzati: il candidato apprezzerà un feedback sincero e ne farà tesoro per il futuro, mentre l’Azienda ne guadagnerà in reputation!In ogni caso, comunicare un feedback tempestivo dimostra al candidato rispetto per il suo tempo e la sua professionalità.
  1.   Clean & Clear
    Fa’ sì che l’iter di selezione sia semplice e chiaro: evita inutili passaggi e tempistiche giurassiche che rischiano di dare l’impressione di un’Azienda non organizzata o schiava della burocrazia. Fornisci al candidato tutte le informazioni utili affinché siano ben comprensibili il ruolo, le mansioni e la cultura aziendale, senza dimenticare i dettagli retributivi.
  1.   Non trascurare l’on-boarding
    E quando il candidato accetta l’offerta? Non commettere l’errore di pensare che i giochi siano fatti! La fase di on-boarding, infatti, è un passaggio particolarmente delicato: il neoassunto si prepara a entrare nel team, sul piano organizzativo e di cultura aziendale (corporate culture), apprendendo le dinamiche interne e acquisendo le competenze e le informazioni necessarie affinché l’inserimento avvenga con successo. Non ti abbiamo ancora convinto? Il gruppo Aberdeen, in una ricerca del 2016, ha dimostrato come le persone che sperimentano un inserimento positivo in Azienda hanno il 69% di probabilità in più di rimanervi per almeno tre anni. Il 90% dei neoassunti decide già nei primi mesi se abbandonare o meno il nuovo lavoro.

Infine, una riflessione.

I Recruiter rimangono il punto di contatto principale tra il candidato e l’Azienda, di cui sono specchio e cassa di risonanza. Per questo motivo, l’approccio alla ricerca dei talenti, così come la cura che si pone nella strutturazione di un iter di selezione chiaro e coerente, che ponga davvero al centro la Persona, è sintomo della cultura che si respirerà in Azienda. D’altro canto, è vero anche il contrario: i candidati fuggono dai recruiter che sono sibillini nella definizione della retribuzione o fanno attendere settimane per un feedback (se lo danno).

Mai come in questo caso vale il detto “Se il buon giorno si vede dal mattino…”.


Marta Massimi

Talent Acquisition Manager

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